Il puttaniere - brano rimosso 2 - TANTRA

TANTRA
«Diciamoci la verità: chi, leggendo quelle dannate interviste rilasciate da Sting, non ha pensato di provarci? Lui scopa per sei ore, io già a due di fila sarei contento, no? Intorno ai vent’anni, in un’età di insicurezze e dubbi esistenziali, ho sofferto di eiaculazione precoce. Ecco che i record di Sting mi sembravano la soluzione ai miei problemi. Il Tantra, una disciplina orientale dove il fulcro della vita era la sessualità. Un genio, quello che l’aveva pensata. Ho comprato un libro, di quelli che si trovano nei cestoni ad un prezzo che non copre neppure il valore della carta su cui è scritto. Le finanze erano davvero ristrette, allora.
Mi ci sono applicato per una settimana o due, con una certa costanza. Iniziava con gli esercizi da fare singolarmente. Poi ci sarebbero stati quelli per la coppia, probabilmente più interessanti. Ma tutto a tempo debito. Ricordo che era inverno, e che li facevo di notte, quando i miei dormivano. E subito mi sono accorto di una cosa: chi li ha pensati doveva vivere in un paese tropicale, dove il freddo non era un problema in nessuna stagione e a nessuna ora del giorno. Perché l’esercizio era molto lungo, e si doveva stare nudi davanti ad uno specchio abbastanza grande per vedersi dalla testa al membro. Si doveva partire dalle labbra, sfiorandosele, per poi scendere ai capezzoli,
ruotarci intorno e titillarli leggermente, per poi arrivare fino al pene. E lì, stringerlo alla base. E stop. Per trenta secondi circa. Ricordo che al termine del trattamento avevo le mani ghiacciate,
il che non facilitava le cose. Non ho mai visto un’erezione, durante quelle sedute. Bisognava, per tutto il tempo, recitare i mantra e pensare al sangue che ci scorre nelle vene, e ci riscalda, ed è richiamato nelle zone erogene e all’inguine, per gonfiare il sesso. Niente. Poi, il passaggio successivo prevedeva di ripetere il medesimo esercizio ma ad occhi chiusi, pensando che a toccarci fosse la mano di un altro. Ricordo benissimo come non ci fosse scritto un’ALTRA, ma un ALTRO. Pensai ad un errore di superficialità nella traduzione dall’inglese o dall’indiano, così corsi a guardare l’equivalente dell’esercizio per la donna. Che riportava la mano di un’ALTRA. Quindi avrei dovuto chiudere gli occhi, sfiorarmi labbra, capezzoli e afferrarmi il pene alla base
pensando che la mano fosse quella di un altro uomo. Come si fa a pensare che la mano sia di un altro? Bisogna metterci qualche elemento distintivo: altro colore della pelle, oppure infilare
un braccio peloso, o una faccia! Qui il gioco si era arenato in maniera definitiva: iniziai a vedere la faccia di uno dei bigliettai del treno delle Ferrovie Nord che incontravo tre volte alla  ettimana,
con una cicatrice sulla guancia mal coperta da una barba sempre dura. Capii che il Tantra non faceva per me. E pensare che con la separazione ho seriamente valutato l’omosessualità.
Non per inclinazione vera, ma partendo da un ragionamento semplice e pragmatico: l’uomo è molto più arrapato della donna. Nel mondo dei gay, se vale lo stesso principio, probabilmente si tromba di brutto. Non esistono barriere di mal di testa e di cicli mestruali. Ci si scambia uno guardo e già ci si è imboscati a scopare da qualche parte. Bisogna forse fare un minimo di esperienza, farsi il culo mi verrebbe da dire. Interpretatelo come volete. Nel senso che nello scambio fugace di sguardi forse non si riesce ad avere sufficienti informazioni, come l’essere attivo o passivo. Mi sono sempre chiesto se in quell’ambiente si ha un ruolo fisso oppure se ci si può interscambiare. Si arriva sul più bello e si pronuncia la fatidica frase: “Ok, girati”. E, in tutta risposta: “Non hai capito, sei tu che ti davi girare”. Potrebbe essere spiacevole. Magari invece ci
si fa il culo un po’ per uno. Ma c’è un altro motivo per cui invidiavo le coppie di omosessuali.
Quando mi capita di andare all’Ikea o grandi magazzini simili, dove vendono mobili o elettrodomestici ingombranti e pesanti. Il problema arriva nel momento di caricare la macchina,
e poi di scaricarla a casa. Potresti andarci con un amico, ma figurati se lei, tua moglie, accetta di rinunciare ad una simile gita, quando si parla di comprare! Allora ci andate tu e lei, e tu sei costretto a ricorrere all’aiuto degli immigrati che stazionano nei parcheggi, dove hanno trovato un’occupazione con contratto a tempo indeterminato. Ecco, due gay possono uscire con i mobili e caricarsi il furgone, e poi a casa portare su per le scale arredamenti interi.
Viene da rivalutarle, queste coppie. Dal punto di vista razionale ci sono molti punti a favore.
Ma ci sono cose per cui bisogna esserci nati. Esserci portati. Ho provato ad immaginarmi una scena di sesso orale e mi è venuto un conato. E il bello è che io il servizio, nel mio pensiero, lo stavo ricevendo, non praticando. Ma ecco di nuovo quel dannato controllore delle ferrovie. Piuttosto una cozza, magari un po’attempata, ma con i pezzi giusti nel corpo. »

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