Post per chi vuole cambiare il mondo: Acquistare prodotti o Sostenere progetti?


Questo post è rivolto a tutti quelli che vorrebbero cambiare il mondo e non sanno da dove partire.

Tutti noi abbiamo un potere enorme: quello di scegliere cosa acquistare, ma anche (e soprattutto) cosa NON acquistare. A volte non ci pensiamo, e compriamo cose senza troppo badarci perché "tanto costa poco".
Il punto però sta proprio qui: tanto costa poco. E se costa poco quasi sicuramente significa che:
  1. Vengono usati materiali scadenti
  2. Chi lavora per produrla viene pagato con un salario inadeguato
  3. Ha un impatto ambientale elevato
  4. Vi è violazione di qualche legge, o comunque nella zona di provenienza le leggi sono più "rilassate"
  5. Viene prodotto su larga scala 
Se credo i primi 4 punti siano chiari, l'ultimo merita un commento a parte perché particolarmente insidioso. È quello che fa sì che i numeri siano mostruosi, perché uno qui, uno lì nel mondo che dicono "sì va beh" e abbiamo ragguinto cifre da capogiro.
Se vogliamo introdurre  il cambiamento possiamo avere un paio di scarpe anziché tre, ma sapere che vengono prodotte con materiali naturali, o riciclati, da aziende che hanno una politica salariale adeguata, hanno dei valori che condivido. In una parola: è un progetto che voglio sostenere. Come se ne fossi parte, come se stessimo facendo un crowdfounding per avviarlo. Ecco, posso essere un entusiasta sostenitore di un progetto oppure un semplice cliente. Ma attenzione: sostenitore di un progetto non significa fan di un brand, come può essere Apple (per fare un esempio di successo ma non necessariamente virtuoso).
Quindi, quando state per comprare qualcosa, chiedetevi:
  1. Mi serve? (questa da sola taglia normalmente il 90% degli acquisti)
  2. Acquistandolo sostengo un progetto a cui credo?

Se rispondiamo sì a entrambe le domande, sappiamo che l'aquisto che stiamo per fare aderisce ai nostri principi, e possiamo procedere senza remore. Ah, ovviamente per poter rispondere onestamente alla domanda n. 2 dobbiamo conoscere il prodotto e l'azienda che lo produce.
Mi spiace deludervi, ma non esiste consapevolezza senza conoscenza, e senza la fatica per raggiungerla. Non ci sono scorciatoie, non ci sono bigini. La conoscenza è un dovere di chi vuole cambiare il mondo. Forse il primo ed irrinunciabile.
Però, tutte le volte che ci poniamo queste domande e poi decidiamo di rinunciare, sapremo che stiamo cambiando il mondo, una volta di più.
Ne risentirà l'economia?
Sì. E l'efficacia sta proprio qui. Ne risentiranno le finanze di quelle aziende che, in un modo o nell'altro, non sono virtuose. Ed è giusto che cambino, o alla peggio che chiudano.

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