Crollo dei consumi

Continuo a leggere articoli allarmistici sul crollo delle vendite, sulle crisi mostruose che hanno investito tutti i settori, che si acuiscono nei periodi di Natale e - nel recentemente passato - di Pasqua.
Non ci siamo.
Siamo lontani dal capire che quello che sta succedendo è grande e porta con sé un'epurazione che non può essere svilita guardando a vecchie regole per statistiche di mercato. Non sono misurazioni di benessere. Tutti quelli che scrivono sui giornali, che parlano alla televisione, che governano, sono probabilmente troppo vecchi o troppo stanchi - e a volte entrambe le cose - per vederci una rivoluzione silente, una presa di coscienza. Cosa c'è di sano in un'economia in cui si buttano soldi per beni di cui non si necessiti? Se questo è un indicatore di sanità dell'economia non può esserlo per la sanità dei singoli che compongono quella grande massa considerata soltanto in quanto massa acquirente.
Le persone.
Questa crisi segna una spaccatura tra il modello mantenuto fino ad ora - rivelatosi fallimentare - e uno nuovo, la cui bontà però non si può misurare con i parametri del precedente. Ho letto sul corriere un titolo che allarmato recitava "Si rinuncia persino ad acquisti di pochi euro". Cosa ti compri con pochi euro se non una sciocchezza? Non credo che si trattasse di una penna, fogli di carta, un mestolo per la cucina. Una persona sana, equilibrata, ha bisogno di poche cose.
Quello che non ha non sono rinunce, sono cose di cui non ha bisogno e di cui non deve sentire la mancanza.

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