L'arte dozzinale

Il premio Nobel 2010 per la letteratura Mario Vargas Llosa, in un articolo apparso sul Corriere della Sera del 12 aprile 2012, si permetteva di attaccare l'arte mediocre che, secondo lui, uccide quella elevata. L'occasione è l'uscita del suo ultimo saggio La Civilización del espectáculo, in cui scrive «La cultura, nel senso che tradizionalmente si è dato a questo vocabolo, è ai nostri giorni sul punto di scomparire». La colpa è, a suo avviso, dell'arte light. Quella più digeribile per il grande pubblico, quella facile e superficiale, quella alla portata di tutti, prodotta a sua volta da artisti mediocri. E io mi sono fatto il mio bell'esamino di coscienza, almeno come scrittore, perché sono sempre molto critico con me stesso.
Poi ho pensato che potrò iniziare a pormi il problema se e quando i miei libri saranno letti da un grande pubblico. Per ora sono un autore di nicchia, e in quanto tale potrei addirittura affermare che i miei romanzi sono rivolti ad un pubblico elitario. C'è qualche autore di best sellers che si consideri "superficiale" o "d'intrattenimento" o "per grande pubblico"? Non credo.
La critica di Vargas Llosa è facile da avanzare, ma l'asticella può essere spostata in alto a piacimento: non potrebbe essere lui stesso autore per un grande pubblico? Quindo complice nell'uccisione di un'arte realmente elevata? Quanto deve essere elevata l'arte elevata? Quali sono gli autori veramente meritevoli di essere ricordati oltre a Dante, Leopardi e Victor Hugo (per metterne alcuni)?
Sia chiaro: io sono d'accordo con lui. Lo sono sempre stato. Da ragazzino ascoltavo gruppi che credevo poco noti, ma in realtà riempivano gli stadi coi loro concerti. Gruppi che per un cultore di Mozart sono dozzinali e chiassosi. Insomma, la relatività è somma, e io oggi sono inconcludente. Ma non per questo light.

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