Ancora sull'umiltà

C'è un concetto inespresso rigardo all'umiltà, che è di fondamentale importanza ai giorni nostri.
Sembra che l'unico lavoro di cui non ci si debba vergognare in questa società italiana di inizio millennio sia il Manager, o il dirigente. Potrebbe andare bene anche il quadro, inteso più come inquadramento che come mansione vera e propria.
Questa è una cosa aberrante.
Recentemente tutte le volte che mi è capitato di conoscere qualcuno di nuovo, alla fatidica domanda "e tu cosa fai?" mi sono ritrovato di fronte a gente che si schermisce, che abbassando gli occhi dichiara "sono operaio", oppure "faccio i turni", o "sono un semplice impiegato".
Signori, "che lavoro fai?" è una delle domande che più terrorizza il genere umano di questi tempi, perché si teme come un castigo divino il giudizio della comunità, perché quasi tutti i lavori a parte il Manager sono di bassa leva, sono quasi, e appunto, umilianti.
Ma stiamo scherzando? C'è da vergognarsi a fare i turni e lavorare di notte in una fabbrica? C'è da vergognarsi ad essere commessa in un negozio? Ma di qualsiasi negozio, che altrimenti scadiamo in un male peggiore per cui la commessa del negozio di Prada va bene e quella di Melablu è da pezzenti.
Si tratta di lavoro, e la maggior parte di quelli che molti ritengono più umilianti sono quelli più utili. Diciamocelo chiaramente, se sparisce un manager non succede nulla, è l'unica categoria che potrebbe scioperare senza arrecare danni alle nostre vite, ma se manca il tecnico che ripara le scale mobili? Quante lamentele si sentirebbero nei centri commerciali?
Non voglio fare un discorso populista, io ho a che fare con manager che stimo moltissimo, anche se di altri si potrebbe fare tranquillamente a meno, però mi secca che le persone si debbano vergognare di dire che sono impiegati o operai, o cha facciano un lavoro normale.
Allora tutti gli impiegati alla domanda "di cosa ti occupi?" si inventano frasi che cominciano con:
"Gestisco....."
"Sono responsabile di...."
"Sono il riferimento italiano/europeo/EMEA....." (dove EMEA sta per Europe, Middle Est, and Africa, nda)
Tutte cose molto belle, di cui ci piace fare uso per riempirci un po' la bocca, ma la sostanza non cambia!
Dico tutto ciò perché ho notato che all'estero non c'è questa necessità tutta italiana di cammuffare il proprio mestiere per renderlo più figo, uno dice quello che fa senza timore, alla fine è un lavoro, che male c'è?
E a questo punto la riflessione si spinge oltre: all'estero forse non ce n'è bisogno perché il mestiere non è così discriminante circa lo stile di vita che si può condurre, nel senso che un operaio, o uno spazzino, può permettersi una vita dignitosa, andare in vacanza in Tahilandia tutti gli anni, avere una casa e uscire a mangiare almeno una volta alla settimana, cambiare la macchina e così via.
In Italia in effetti no.
Se non sei manager, è difficile che tu ti possa permettere contemporaneamente di andare all'estero in vacanza tutti gli anni, di cambiare la macchina, di avere la casa, ecc. Puoi avere una sola cosa di quelle elencate: se compri la casa fai un mutuo per cui per i prossimi 25 anni vai in vacanza a Fregene dai parenti (se hai la fortuna di averli), ti tieni la macchina che hai finché non cade a pezzi e allora cerchi tutte le campagne rottamazione possibili per farti dare tutti i soldi che puoi per un catorcio che nemmeno cammina, esci a mangiare solo una volta all'anno, magari per l'anniversario di matrimonio, rigorosamene in pizzeria o al cinese se vuoi dare un tocco di esotico.
Eh?!
Cambia un po' in effetti visto con questi occhi. Tu ci vuoi provare con una, e lei ti chiede cosa fai per vivere. Che fai, le dici che fai un lavoro per cui non potrai neppure comprarle un mazzo di fiori , a meno che tu non sia ancora in casa con i tuoi?
No.
E allora cosa rispondiamo?
"Diciamo che sono responsabile per l'Italia, insieme ad un team specifico, di una linea di prodotti per soluzioni innovative nel campo della cosmesi".
E speriamo che così me la dia, anche se vendo saponi porta a porta.

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