Le delusioni dei giovani scrittori

Tempo fa feci leggere quello che allora era il mio ultimo romanzo ad un'amica. Una ragazza che legge molto, e un po' di tutto. Così, per avere un giudizio: i libri, qualcuno li deve comprare, e a qualcuno devono piacere, se si pensa di voler scrivere. No?
Terminato il libro, io tutto agitato le chiesi: "E allora?"
La sua risposta fu: "Sì, bello, c'è la storia, i personaggi a contorno, le citazioni, e tutto quanto. Dio, non penserai mica di essere Ian McEwan?".
Crack. Piccola frattura nel mio cuoricino, e anche nelle fondamenta del mio castello di sogni.
Ripensandoci, però, è come se, dopo aver fatto l'amore con una donna, lei mi avesse detto: "Bravo, hai tenuto bene, fantasioso, e tutto. Dio, non penserai mica di essere Rocco Siffredi?".
In effetti, centimetro alla mano, non lo sono. Forse anche senza centimetro, basta una fugace occhiata. Ma e' giusto un simile paragone?
E' giusto paragonare solo grandezze visibili e misurabili?
Come paragonare me, che ho fatto determinate scelte lessicali, che tratto certi temi, che ho scelto di appartenere fondamentalmente ad un altro genere di scrittura, io che non voglio assolutamente essere un autore d'intrattenimento, ma voglio far pensare, con ironia, se possibile, come paragonarmi ad un autore famoso e che è il tuo preferito? Che sicuramente avrà uno stile migliore e piu' comlesso/completo, che saprà avvincere di più? E che viene soprannominato, nel mondo letterario, Ian Macabre?!
Ecco, tutto ciò perché, sul blog di Sandrone Dazieri, l'ideatore del fortunato "Gorilla", lui suggeriva di far leggere a parenti e amici quanto si scrive, per riceverne i giudizi, ma di non prenderli troppo sul serio, perche' ci vogliono troppo bene e sono di parte.
Per fortuna, ho pensato! E se non fosse stato un giudizio di parte?
Mi viene paura...
Chi volesse scrivere, tenga presente una cosa: quando ci si espone, eleggendosi a "scrittori", chi legge non si sente investito solo della carica di "lettore", ma di quella di "critico". Ed è giusto così, perché siamo noi a chiedere una valutazione, un parere. E che, per la scrittura, i giudizi sono molto spesso opinioni personali.

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