La morte di Jako

Può aver fatto mille cose sciocche, tante fesserie e sbagli, dall'esporre il bambino dalla finestre del grattacielo all'infinita icerca della pelle bianca. Ma, non so perché, la morte di Michael Jackson mi ha colpito molto. Forse perché ero ancora bambino quando mi innamorai delle canzoni contenute in "Thriller", brani che, a discapito delle follie del loro interprete, sono e rimangono autentici capolavori, come "Billie Jean", "Beat it" e "Thriller" stessa. Forse perché avevo la videocassetta di "Thriller", dove, oltre al video, c'erano interviste e aneddoti, e si vedeva questo giovane ragazzo di colore, con un talento spropositato per il ritmo e per la musica, ridere e scherzare con i suoi collaboratori, con una semplicità che faceva venir voglia di proteggerlo, di metterlo in guardia dalle brutture di un ambiente che avrebbe potuto sopraffarre la sua anima semplice.
Io non ne sapevo nulla, ed ero più ingenuo di lui, probabilmente, ma sembrava si vedesse che non avrebbe avuto lo stomaco per passare indenne attraverso a tutto quel successo.

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