Il lavoro ideale
Tempo fa, leggendo una rubrica di corrispondenza su una rivista di fumetti che adoravo per la sua assurda originalità (Totem Comic, che magari ancora sopravvive), mi imbattei in un dibattito interessante: come sapere qual è il nostro lavoro ideale? La frase lapidaria finale che ne usciva era, scritta dal respondabile della rubrica: il lavoro ideale è quello che faresti anche se fosse vietato dalla legge.
Io, che avevo vent'anni, pensai: Che figata! Che bella frase, non mi resta che valutare cosa sarei disposto a fare di illegale.
Già, facile.
Il giornalismo si presta molto bene, reca con sé anni di pubblicazioni sovversive e massoniche, per raggiungere il meritato traguardo della libertà di stampa e di parola. Finché dura, almeno, perché non dobbiamo dimenticare di vivere nell'unico paese a regime non dittatoriale dove una sola persona controlla tutti i principali organi di informazione.
Ma cosa altro potrebbe soddisfare i requisiti di questa bella frase?
Da un lato sembra quasi giustificare molti mestieri, quali: il narcotrafficante, lo spacciatore, il truffatore, il semplice ladro, il pappone, ruoli che rinascono con un nuovo smalto, perché giustificabili con la frase: "E' il mio lavoro ideale, che ci posso fare?". Dall'altro, mi pare che si possa applicare solo al giornalismo, all'informazione.
Secondo voi, un qualsiasi operaio, impiegato, commesso, ma anche artigiano, gestore di negozio, quadro d'azienda, sarebbero disposti a fare il lavoro che fanno se dovessero in più rischiare guai con la legge? Per quei quattro soldi che prendono? Solo i top manager, molti dei quali probabilmente vivono già nell'illegalità, sono disposti a rischiare, ma per un tornaconto molto più grande.
Insomma, una bella frase difficilmente applicabile alla realtà.
Qualcuno di voi fa un lavoro di questo tipo? Un lavoro che gli piace così tanto da farlo anche se illegale? Io se riuscissi a vivere di scrittura e musica, potrei di sì, ma per ora sono attività da cui non posso ricavare nulla, se non occhiaie profonde al mattino!
Io, che avevo vent'anni, pensai: Che figata! Che bella frase, non mi resta che valutare cosa sarei disposto a fare di illegale.
Già, facile.
Il giornalismo si presta molto bene, reca con sé anni di pubblicazioni sovversive e massoniche, per raggiungere il meritato traguardo della libertà di stampa e di parola. Finché dura, almeno, perché non dobbiamo dimenticare di vivere nell'unico paese a regime non dittatoriale dove una sola persona controlla tutti i principali organi di informazione.
Ma cosa altro potrebbe soddisfare i requisiti di questa bella frase?
Da un lato sembra quasi giustificare molti mestieri, quali: il narcotrafficante, lo spacciatore, il truffatore, il semplice ladro, il pappone, ruoli che rinascono con un nuovo smalto, perché giustificabili con la frase: "E' il mio lavoro ideale, che ci posso fare?". Dall'altro, mi pare che si possa applicare solo al giornalismo, all'informazione.
Secondo voi, un qualsiasi operaio, impiegato, commesso, ma anche artigiano, gestore di negozio, quadro d'azienda, sarebbero disposti a fare il lavoro che fanno se dovessero in più rischiare guai con la legge? Per quei quattro soldi che prendono? Solo i top manager, molti dei quali probabilmente vivono già nell'illegalità, sono disposti a rischiare, ma per un tornaconto molto più grande.
Insomma, una bella frase difficilmente applicabile alla realtà.
Qualcuno di voi fa un lavoro di questo tipo? Un lavoro che gli piace così tanto da farlo anche se illegale? Io se riuscissi a vivere di scrittura e musica, potrei di sì, ma per ora sono attività da cui non posso ricavare nulla, se non occhiaie profonde al mattino!
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