La 25a ora

Non so chi abbia visto il film di Spike Lee, "La venticinquesima ora", con un grandissimo Edward Norton. E' la storia dell'ultimo giorno di libertà di uno spacciatore, prima che vada in prigione, per essere stato beccato in quella sua attività illecita. Oltre alle abituali 24 ore della giornata, gliene viene regalata una ulteriore, nel viaggio verso il penitenziario, mentre il padre lo sta accompagnando. Un'ora di magia e sogno, in cui pensa a quello che potrebbe fare se scappasse, se non si presentasse, fuggendo lontano per ricostruirsi una vita. Perché, come saggiamente gli consiglia il padre, "le città nel deserto sono nate perché le persone avevano bisogno di nascondersi".
Ci sono anche delle bellissime immagini di ground zero, perché Spike è un newyorchese doc, innamorato della sua città. E dei rapporti d'amicizia intensi.
Cosa c'entra tutto ciò, qui e ora?
E' un po' azzardato, ma il cambio dell'ora autunnuale mi evoca sempre pensieri stravaganti. Sono le due di notte, della notte tra sabato e domenica, e, all'improvviso, tornano ad essere l'una. Le lancette tornano indietro di un'ora, come se si tornasse indietro nel tempo, se noi avessimo l'opportunità di rivivere l'ultima, magari di cambiarla, di rimediare ad un errore.
Di stare in giro di più, di divertirci ancora un po', di fare l'amore più a lungo. Perché, per una volta in questa vita frenetica, abbiamo un buono di un'ora, un'ora in più, che avanza, da impiegare come meglio crediamo. Merce estremamente rara.
Peccato dormire, quasi...

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