L'ora dell'oro

Sul corriere, al seguente link, trovate una specie di concorso per racconti brevi (max 2000 battute, compresi gli spazi). Si tratta di descrivere un'ora a scelta di una vostra giornata, e di descriverla, appunto, con 2000 battute. Io ieri sera ne ho mandato uno, per le 6:00 del mattino, che ho notato essere una categoria molto gettonata. Quasi ne sccrivo un altro per la pausa caffè, in modo da avere meno concorrenza. Perché se non ho capito male ne sceglieranno uno (o più, non ricordo) per ogni ora della giornata per farne un e-book.
Una cosa come un'altra.

Io ho inviato il seguente racconto, che rispecchia abbastanza la realtà.

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L'ora dell'oro

È ancora buio. È sempre buio, quando parto al mattino, in questa stagione. Le montagne sono delle macchie scure, con i contorni ripassati con lo stabilo boss, una striscia rosa ed una gialla, di un evidenziatore speciale che fa rilucere il cielo, facendo risaltare la sagoma di quei monti placidamente addormentati, mentre la brulicante attività degli esseri umani ai suoi piedi è già ripresa. Scie di luci gialle e rosse, sulla strada. Nell'abitacolo c'è un silenzio irreale, come se i rumori non potessero entrarvi, perché il silenzio è un vuoto ordinato all'interno del mio cervello. Non accendo la radio, sarebbe fuori luogo, striderebbe con la pace armonica che ho dentro. Poi, le idee iniziano a popolarmi la mente, come entrando da una porticina immaginaria rimasta aperta tra l'inconscio ed la mia parte cosciente, che sta per risvegliarsi ora, nonostante la mia vigile attenzione a tutto ciò che faccio. Le idee più colorate, più forti, più profonde, più limpide, mi invadono una alla volta quello spazio che è una scrivania vuota, pronta ad accogliere i fascicoli e disporli con ordine. È la mia fase più creativa, i pensieri sono lucidi e concreti, molti dei problemi che mi hanno angustiato la sera precedente mi sembrano delle inezie, e so come affrontarli e risolverli. Arrivo in ufficio, di cui mi sento il custode, il fedele guardiano addetto alle fasi del risveglio. Non sono ancora le sette del mattino, e nonostante le tende tirate e le tapparelle sollevate da me con gesti decisi, nell'ufficio regna una penombra persistente contrastata soltanto dal bagliore azzurrognolo del monitor del mio laptop. La scrivania è ingombra di fogli sparsi disordinatamente, che mi ricordano i miei pensieri confusi e stanchi della sera precedente. Bevo un caffè nero e amaro, sorbendolo in piccoli sorsi bollenti. Sono un condottiero, che vede tutto chiaramente, ed inizio a scrivere, con carta e penna, il piano d'azione della nuova giornata di lavoro che sto per affrontare.

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