Il duro mestiere del critico

Ci tengo a precisare tutte le volte che scrivo un'opinione su un libro o un disco (CD non mi piace per niente, è un termine troppo asettico) che non sto facendo una critica nel senso tradizionale del termine.
Non a caso aggiungo sempre l'aggettivo "semiseria", a sottolineare il carattere strettamente personale e spesso anche superficiale con cui tratto l'argomento.
La critica ha i suoi canoni, e io oltre a non conoscerli non me ne voglio servire.
Non voglio parlare male dei critici, anzi, li stimo e mi domando come fanno a fare quel lavoro.
Mi spiego: esce un nuovo disco di, non so, un gruppo progressive rock, ad esempio il nuovo lavoro del "Liquid Tension Experiment". È una band formata da ormai 3 componenti dei Dream Theater (chitarra, batteria e tastiera come ultima entrata) ed un geniale bassista senza tempo che è Tony Levin. Costui è il nome che a mio avviso ricorre maggiormente nei dischi di tutto il mondo. Se si potesse stilare una classifica dove si va a contare il numero di volte che un nome compare nei dischi di tutti gli artisti del mondo, credo che vincerebbe Tony Levin. Suonava con lo storico gruppo dei King Crinsom, ha suonato con tantissimi big della musica internazionale, come Peter Gabriel, Pink Floyd, Yes, Dire Straits, John Lennon, David Bowie, Seal e moltissimi altri. In italia ha anche suonato parecchio, con ad esempio Vasco, Ron, Raf, Ramazzotti, ecc.
Ogni volta che sento un pezzo con un basso corposo e pieno sono ormai quasi certo di trovarci il suo zampino.
Beh, torniamo al nuovo ipotetico lavoro dei Liquid Tension Experiment (che tra parentesi aspetto da diverso tempo): come la scriviamo la critica?
Io per apprezzare un disco del genere di solito lo piazzo nel lettore CD della macchina e lo ascolto per una settimana a ciclo continuo, per poterne sviscerare i segreti, per sentire bene le varie parti dei singoli strumenti e analizzare i pezzi, i cambi di tempo, le linee che si ripetono e che mi fanno impazzire, e cose così.
Risultato: una settimana di lavoro solo per scrivere una recensione? Peccato che per farlo di mestiere magari ne devo fare almeno dieci. Ok, non sono tutti a quel livello, ma coverrete con me che non sia possibile scrivere un giudizio dopo il primo ascolto, a meno che non si tratti della Pausini. Lo stesso "UP" di Peter Gabriel richiede una serie di ascolti per poterne apprezzare a pieno la creatività e l'intensità che vi si trova.
Non è semplice.
Per non parlare dei libri. Su tutte le riviste in circolazione, anche le più insulse come "Chi" e "Dipiù" c'è l'angolo della lettura, con 4 o 5 libri trattati alla settimana.
Ma come fai a leggerne 5 in una settimana? Ok che lo fai di mestiere, ma insomma, di tempo spesso ce ne vuole comunque! Magari l'ultimo Harry Potter o un libro tipo Stephen King da 1200 pagine.
Oppure hanno a loro volta i loro bigini da consultare e che sono sufficienti giusto per scrivere la critica?

Commenti

Post più popolari