La scoperta di Pirandello "Uno, Nessuno, Centomila"

Sembra assurdo ma è così, all'età di 35 anni ho scoperto la grandezza di Luigi Pirandello.
Meglio tardi che mai, direte voi.
Non ho mai avuto la pretesa di aver letto tutti quelli che andavano letti, ma scoprire così tardi un classico della letteratura italiana, e scoprire che è così tanto bravo mi fa sentire un inetto per averlo trascurato per tutti questi anni.
Bisogna superare quel minimo di sforzo iniziale per calarsi nel contesto storico, che ha pesanti implicazioni linguistiche a cui non siamo più molto abituati, ma fatto questo è uno spasso.
Non voglio parlarne in maniera dotta, credo che si trovi una montagna di letteratura che analizzi le sue opere, voglio solo dare, come sempre, un mio "superficiale" contributo.
Innanzi tutto l'ironia: è un maestro nel descrivere l'essere umano, farne vedere i lati comici e grotteschi, oppure farne apparire come tali alcuni eccessivamente serii, con dei dialoghi calati tra le persone che sembrano ascoltati per strada, anche quando i concetti si fanno astratti e a volte un tantino assurdi.
Ascoltati per strada all'inizio del 1900, chiaramente.
Mi sono imbattuto in "Uno, nessuno, centomila", una delle sue opere più "recenti", dato che è del 1924. Un romanzo famosissimo, dove l'autore affronta la presenza di infinite sfaccettature nell'animo umano e descrive come il protagonista abbia approcciato questa enorme scoperta.
Di come egli abbia scoperto l'ineffabile e infinita solitudine dell'essere umano.
Eppure spesso fa sorridere, per come Vitaliano Moscarda (già il nome la dice lunga) gioisca quando ha un attimo di solitudine in casa, fermamente intenzionato ad osservarsi allo specchio come viene visto dagli altri.
E si posiziona così ad occhi chiusi davanti allo specchio, in attesa di riuscire a non pensare a nulla e rilassando i muscoli facciali per riuscire a cogliersi di sorpresa, per evitare di vedersi in mostra, nel qual caso sarebbe tutto vano, dato che non vedrebbe sè come lo vedono gli altri ma come è abituato a vedersi riflesso.
Diciamo che questa sua scoperta poi lo porta alla pazzia e a fare azioni inconsuete, proprio per uscire dagli schemi dei personaggi che gli altri gli hanno cucito addosso: la moglie, i due curatori dei beni di famiglia, i conoscenti e tutti quelli con cui ha, o ha avuto, a che fare.
Ad esempio, solo per vederne la reazione, fa compiere, e vi assiste, uno sfratto esecutivo ai danni di un inquilino caduto in disgrazia (la stessa sua vicenda personale è spassosa, per l'atto osceno solo intuito che vi si compie), solo per poi donargli, con tanto di atto notarile, una casa in cui potrà vivere in tutta serenità.
E il rapporto con la moglie, come è vero! Come spesso le donne hanno bisogno di avere una visione di noi che le tranquillizzi, e vi si aggrappano cercando di epurarle il più possibile di tutte le stranezze che non le sono congeniali. Probabilmente la stessa cosa vale anche al contrario, non me ne vogliano le signore/ine.
Per esperienza personale, però, posso solo vedere uno dei due lati. E mi è capitato più volte di sentirmi sminuito, come se molte delle cose che ho in mente venissero filtrate o ridotte ad un livello tale da divenire innocue per chi mi stava di fronte.

Pur essendo di una attualità incredibile, va detto che al giorno d'oggi, con la diffusione delle videocamere digitali è molto più frequente essere ripresi senza accorgersene, per cui ci si potrebbe osservare come siamo visti dagli altri. Almeno in forma superficiale, per l'aspetto esteriore.

Comunque, grande Pirandello, scusami di questa poca attenzione ricevuta fino ad ora.
Vedrò di rifarmi.

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