Manager italiani e l'economia italiana



Come si sgeglie un Amministratore Delegato?Quali sono le sue mansioni?

Domande a cui non è facile rispondere, alcune cose si possono immaginare, intuire, indovinare, ma regole o linee guida non se ne conoscono.

Ora, due studi della London School of Economics, portati avanti da ricercatori italiani, vorrebbero rispondere proprio a questi interrogativi, analizzando le agende di 600 manager (tra cui 121 AD), per rispondere almeno alla seconda domanda.

La risposta alla prima la intuiscono tutti gli italiani, ma posso garantire che è un triste primato solo italiano: i manager sono scelti per conoscenza. Un compagno di scuola, come nelle aziende di Berlusconi, un parente, magari stretto, come nella Parmalat (che ha mostrato come sia fallimentare basarsi su un simile modello), possibilmente maschio. Perché lo studio dal titolo "Italian Managers: fidelity or performance" mostra come la fedeltà e l'obbedienza siano molto più importanti della performance, che non viene mai misurata, osservata, e che comunque non importa a nessuno.

L'altro punto dipende dal primo: lo studio "What does a Ceo do?" ha rivelato come un manager non si occupi di intrevistare le prime linee per sapere come va la produzione, l'umore della truppa, quali sono i problemi che i capi divisione possono riportare, perché tanto non porterà a nulla. La sua attività è intessere una tela di conoscienze, di amicizie importanti su cui poggiare i gradini dell'ascesa.

Ecco perché le aziende italiane falliscono.

A seguente link l'articolo completo.

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