I ladri di biciclette e Paolo Belli


Chi di voi ricorda i ladri di biciclette? Non il film del '48 di Vittorio De sica, ma la band musicale che ebbe un briciolo di popolarità negli anni '90, se non ricordo male.

Era una vera big band di quelle anni '30, di quelle che suonava il jazz seriamente, composta da musicisci di indubbia bravura, che soffiavano con entusiasmo dentro ai loro ottoni, trombe, saxofoni, chitarre, tastiere, batterie. Una band di dixie, secondo il nome delle band di jazz ballabile che andava tanto di moda a inizio secolo scorso.

Un numero elevatissimo di musicisti talentuosi e preparati con un cantante, un front man che, diciamocelo, possiamo definire mediocre. Come interprete, cantante, compositore, paroliere. Un mediocrone, via, di quelli di cui la nostra Italia è piena.

Sono passati un bel po' di anni, e a chi di tutta quella big band è rimasta un briciolo di notorietà?

Ma a lui, ovviamente! Al front man, al cantante e leader, che cantava versi come "A me mi piace (ye, ye), a me mi piace lo swing", oppure "Dottor jazz e Mr. Funk". Gli altri, scomparsi. Lui si barcamena tra comparsate televisive, magari qualche reality, degli altri non vi è più traccia.

Non me ne voglia Paolo Belli, che sicuramente non si lascerà scalfire da una innocente critica di un signor nessuno quale io sono.

Però, in Italia funziona davvero sempre così...

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