Siddartha e le età della lettura

I libri assumono un peso ed un significato ben diverso a seconda delle età in cui vengono letti.
Sembra una banalità, ma non è proprio così semplice.
Ad esempio, un romanzo famosissimo che è diventato il manifesto di una intera generazione, è Siddartha di Herman Hesse, autore tedesco di inzio 1900 che io personalmente adoro. Il libro, pur essendo un ottimo romanzo, non lo consiglio a chi abbia più di 30 anni, perché sarebbe ormai superato. È un libro da leggere intorno ai 20 anni, quando si ha ancora una forte tendenza a prendersi sul serio, e si è alla ricerca di risposte, e in generale di indicazioni che ci possano cambiare la vita, che possano far deviare il corso delle nostre azioni verso una direzione più positiva, dove si è aperti alle culture zen di ricerca della perfezione, al tutto scorre secondo la filosofia del Karma.
In Siddartha il vecchio che vive lungo il fiume dà proprio questa immagine forte, il fiume trasporta con sé tutto, il fiume sa tutto, nel suo continuo scorrere ed essere sempre diverso pur nella sua unicità.
Immagini belle, che al solo evocarle mi emozionano, ma che in tanti anni non ho mai più avuto voglia di rileggere. Questo è per me un segnale forte, perché molti libri nel corso degli anni li ho voluti rileggere, perché è come se mi avessero lasciato qualcosa di non chiarito o non capito, un ricordo di qualcosa che avrei potuto apprezzare maggiormente. E così ho fatto, per molti romanzi italiani e russi (Dostojevski può essere riletto infinite volte ad esempio), ma anche con Hesse stesso, che ha scritto innumerevoli capolavori che ho riletto più volte, come “Il Lupo della Steppa” oppure “Il giuco delle perle di vetro”, immenso romanzo di maturità. Ma Siddartha no.
Forse perché ci si rende conto leggendolo in quell’età che ti sta dando il massimo di cui è capace, difficilmente rileggendolo più avanti potrai ottenerne qualche spunto in più. Anzi, c’è il rischio che, avendo perso parte della purezza d’animo (e magari di ingenuità) tipica dell’adolescenza, risulti noioso o addirittura falso.
Poi la storia stessa è dalla nostra parte, nel senso che Hesse ha scritto Siddartha in età relativamente giovane, e un lettore superficiale potrebbe pensare che colui che l’ha scritto abbia raggiunto il Nirvana, data l’estrema saggezza che trasuda dal Romanzo. In realtà più avanti ha scritto appunto “Il Lupo della Steppa”, che è l’esatto contrario di Siddartha, la stori di un uomo schivo, in età avanzata, un vero Lupo della Steppa, che rifugge la compagnia e gli uomini, che a volte ha attacchi di rabbia tali che vorrebbe “fracassare qualcosa, non so, un magazzino o una cattedrale o me stesso”, o avrebbe voglia “di sedurre una ragazzina o di torcere il collo a qualche rappresentante dell'ordine borghese nel mondo”. Però poi inizia a rendersi conto che la vita è gioia, grazie ad una ragazzina che sembra entrare nella sua vita apposta per colorarla.
Non vorrei adesso parlare solo di Hesse, dato che l’argomento era un altro.
Una cosa che manca, o che non è ancora sufficientemente sviluppata in età adolescenziale, è l’ironia, per cui molti libri rischiano di non essere valorizzati come avrebbero dovuto.
Ad esempio, “Pulp” di Bukowski non è un romanzo adolescenziale, anche se per la fama (nel senso di nomea) che ha può portare molti adolescenti a dichiarare che lo hanno adorato. Oppure, per motivi diametralmente opposti “La linea d’ombra” di Conrad. Me lo consigliò un’amica molto più grande di me, professoressa di italiano, pertanto accreditata fonte di consigli di lettura. Io lo trovai insipido, e lei mi rispose che era perché ero ancora troppo lontano dalla famosa linea d’ombra di cui si parla nel libro, che è quella che separa la giovinezza dall’età adulta. Sarà, ma non mi lasciò nulla di non detto. Non ho ancora voglia di rileggerlo.
Potrebbe essere che a 35 ne sia ancora a distanza di sicurezza! O è il caso di preoccuparsi oppure è una linea d’ombra che prepara alla vecchiaia. Magari fra un po’ lo rileggerò e rimarrò folgorato.

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