Stern ed il Sergente nella neve

Un amioco mi ha postato un commento che mi ha incuriosito, così ho voluto leggere questo libro di Stern.
Elio Vittorini, nel risvolto de Il sergente nella neve. Ricordi della ritirata di russia scrisse, nel '53, alla prima uscita del libro: "Mario Rigoni Stern non e' uno scrittore di vocazione. Ma puo' riferire con immediatzza e sincerità di quello che gli accade".
Non posso dire nulla sulla precisione, l'immediatezza, la semplicità ed umanità con cui ha scritto il suo testo.
Ma vorrei aggiungere qualcosa.
Cosa dire di frasi come: "Sento brividi per la carne, mi pare di sentire le pallottole cucire la mia anima".
E quando, attorno ad un fuoco, dopo essersi rifocillati, parlano di quello che avrebbero fatto al termine della guerra, una volta a casa. Anzi, a baita, come la chiamavano quei poveri eroici alpini bresciani.
Uno di essi: "Mangerò tre gavette di pastasciutta!" Senza ricordarsi neppure più che a casa non si mangia nella gavetta. Quanta tenerezza in questo pensiero!
Oppure, un altro: "Prendere una sbornia di grappa e liquefare con il fiato tutta la neve della russia".
Forse non è nato come scrittore di vocazione, ma io mi sono sentito misero, a scrivere i miei romanzi di fantasia, dove cerco di descrivere la raltà. Perché, paragonati a queste vicende intense, al limite del sopportabile, al limite del credibile, al limite addirittura dell'umano, le storie che racconto mi sono sembrate quasi prive di sostanza.
Grazie Mario Rigoni Stern, per averci portato questa terribile testimonianza. Sei stato un grande uomo, e, lo dico personalmente, un vero grande scrittore.
Elio Vittorini, nel risvolto de Il sergente nella neve. Ricordi della ritirata di russia scrisse, nel '53, alla prima uscita del libro: "Mario Rigoni Stern non e' uno scrittore di vocazione. Ma puo' riferire con immediatzza e sincerità di quello che gli accade".
Non posso dire nulla sulla precisione, l'immediatezza, la semplicità ed umanità con cui ha scritto il suo testo.
Ma vorrei aggiungere qualcosa.
Cosa dire di frasi come: "Sento brividi per la carne, mi pare di sentire le pallottole cucire la mia anima".
E quando, attorno ad un fuoco, dopo essersi rifocillati, parlano di quello che avrebbero fatto al termine della guerra, una volta a casa. Anzi, a baita, come la chiamavano quei poveri eroici alpini bresciani.
Uno di essi: "Mangerò tre gavette di pastasciutta!" Senza ricordarsi neppure più che a casa non si mangia nella gavetta. Quanta tenerezza in questo pensiero!
Oppure, un altro: "Prendere una sbornia di grappa e liquefare con il fiato tutta la neve della russia".
Forse non è nato come scrittore di vocazione, ma io mi sono sentito misero, a scrivere i miei romanzi di fantasia, dove cerco di descrivere la raltà. Perché, paragonati a queste vicende intense, al limite del sopportabile, al limite del credibile, al limite addirittura dell'umano, le storie che racconto mi sono sembrate quasi prive di sostanza.
Grazie Mario Rigoni Stern, per averci portato questa terribile testimonianza. Sei stato un grande uomo, e, lo dico personalmente, un vero grande scrittore.
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