Il tempo libero
Oggi, come spero di fare per i prossimi lunedì, non ho lavorato.
Normalmente in occasioni come questa devo fare un mucchio di commissioni e piccole attività, ma questa mattina ho deciso di fare le cose diversamente.
Ho preparato i bambini, dato loro la colazione, li ho lavati e vestiti. Che già non è poco. Poi ho portato il grande all'asilo, con il piccolo al seguito.
A questo punto, ed erano le nove. avevo davanti a me un paio di ore buone. Ho atteso che la temperatura fosse sufficientemente mite per uscire con il passeggino, poi ci siamo fatti un giretto per il paese. Ma non come di consueto, con un obiettivo preciso, come quello di farlo dormire, o con i minuti contati, tipo dover essere a casa entro un quarto d'ora. No. Abbiamo fatto un giro, camminando con quel passo svogliato che non ci si può più permettere, in questi anni di frenesia ed iperattività. Ci siamo fermati per dei lunghissimi minuti ad osservare una famiglia di daini in un recinto, dove vi erano una coppia di anziani, non marito e moglie, solo vecchi amici, che tiravano loro da mangiare, e commentavano i loro comportamenti. Ed una cosa che mi ha stupito: si prendevano in giro, con un affetto che possono avere soltanto persone intime, che si conoscono e si frequentano da decine di anni, e che hanno il tempo per permettersi di chiacchiarare di cose futili. E addirittura di stare zitti.
Mi è sembrato di aver tirato il freno a mano ed avere iniziato a procedere a passo d'uomo, una velocità bassissima che mi permetteva di vedere le cose, alcune per la prima volta, perché sono cose che non si notano al passaggio rapido e superficiale, bisogna entrare in sintonia con quei ritmi lenti, per vederle. Ho visto l'affetto e la stima reciproca tra quelle persone anziane, ho visto il mio paese con il sole di settembre, dopo due giorni di temporali, in un'aria limpida e frizzante.
Ho visto me e mio figlio.
Questi sono i ritmi antichi di questa terra, che noi stiamo cercando di forzare in tutti i modi.
Con qualche beneficio, forse, ma a quale costo!
Normalmente in occasioni come questa devo fare un mucchio di commissioni e piccole attività, ma questa mattina ho deciso di fare le cose diversamente.
Ho preparato i bambini, dato loro la colazione, li ho lavati e vestiti. Che già non è poco. Poi ho portato il grande all'asilo, con il piccolo al seguito.
A questo punto, ed erano le nove. avevo davanti a me un paio di ore buone. Ho atteso che la temperatura fosse sufficientemente mite per uscire con il passeggino, poi ci siamo fatti un giretto per il paese. Ma non come di consueto, con un obiettivo preciso, come quello di farlo dormire, o con i minuti contati, tipo dover essere a casa entro un quarto d'ora. No. Abbiamo fatto un giro, camminando con quel passo svogliato che non ci si può più permettere, in questi anni di frenesia ed iperattività. Ci siamo fermati per dei lunghissimi minuti ad osservare una famiglia di daini in un recinto, dove vi erano una coppia di anziani, non marito e moglie, solo vecchi amici, che tiravano loro da mangiare, e commentavano i loro comportamenti. Ed una cosa che mi ha stupito: si prendevano in giro, con un affetto che possono avere soltanto persone intime, che si conoscono e si frequentano da decine di anni, e che hanno il tempo per permettersi di chiacchiarare di cose futili. E addirittura di stare zitti.
Mi è sembrato di aver tirato il freno a mano ed avere iniziato a procedere a passo d'uomo, una velocità bassissima che mi permetteva di vedere le cose, alcune per la prima volta, perché sono cose che non si notano al passaggio rapido e superficiale, bisogna entrare in sintonia con quei ritmi lenti, per vederle. Ho visto l'affetto e la stima reciproca tra quelle persone anziane, ho visto il mio paese con il sole di settembre, dopo due giorni di temporali, in un'aria limpida e frizzante.
Ho visto me e mio figlio.
Questi sono i ritmi antichi di questa terra, che noi stiamo cercando di forzare in tutti i modi.
Con qualche beneficio, forse, ma a quale costo!
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